Il cibo come fonte di ben-essere…

I disturbi della condotta alimentare si caratterizzano per la presenza di alterazioni del comportamento alimentare e si sviluppano lungo un continuum dove i diversi sintomi e tratti comportamentali possono combinarsi tra loro, producendo una gamma di situazioni eterogenee all’interno delle quali si collocano le più conosciute Anoressia e Bulimia. Possiamo porre l’attenzione sul meccanismo base che si riscontra in questi disturbi che è il rapporto introduzione del cibo e la neutralizzazione dello stesso con una preuccupazione costante di controllo soprattutto sul peso. 

Possiamo suddividere il comportamento alimentare in tre momenti:

  • inizio costituito dalla sensazione di fame e dalla ricerca di cibo
  • fase consumatoria
  • arresto collegato alla sensazione di sazietà                                                                            

numerosi fattori di ordine psicologico, sociale e culturale non metabolici possono interferire e condizionare ciascuna fase, quindi possiamo sicuramente sottolineare che il nostro rapporto con il cibo è mediato da tutta una serie di emozioni e assume molto spesso un significato particolare secondo la nostra storia e le nostre esperienze.

Per quanto riguarda i fattori psicologici si possono riscontrare alcune caratteristiche ricorrenti come: scarsa identità personale, bassa autostima, bassa autoefficacia, senso di inadeguatezza, incapacità di riconoscere o gestire le proprie emozioni. Il ruolo della bassa autostima è condiviso da molti modelli cognitivo comportamentali che vedono l’assunzione o perdita di peso come criteri di riferimento per la valutazione di sè; alcune pazienti definiscono in maniera molto chiara l’esistenza di un peso che costituisce una soglia ponderale oltre la quale si innesca la reazione di paura legata a varie motivazioni come: possibile ritorno di mestruazioni, normale funzionamento delle funzioni ipotalamiche e  ipofisarie  mettendo in atto, quindi, una risposta fobica  alle richieste esterne di crescere.

Il trattamento dovrà mirare a favorire il riconoscimento e l’espressione adeguata delle emozioni e ad incrementare le scarse capacità di coping, aiutando la persona ad identificare le situazioni problematiche e generare risposte nuove.